Storie di Successo #2: un programmatore che non sapeva l’inglese

Voglio raccontarvi le storia di un mio amico, collega di Università, che all’epoca mi ispirò a fare i bagagli. Per rispetto della privacy lo chiamerò Marco. Ma a parte il nome, vi assicuro che tutto il resto è storia vera.

Marco si laurea in ingegneria informatica, triennale, nel lontano 2007, con un voto medio basso, non è mai stato un studente modello, ne un gran lavoratore, a dirla tutta. Detto questo, il nostro protagonista aveva un obiettivo molto chiaro in testa: andarsene dall’Italia e intraprendere una carriera migliore a Londra.

Un mese dopo la laurea, senza perdere tempo, prenotò un volo per Londra e qualche notte in un ostello sgangherato a New Cross. Peccato che il suo inglese fosse a zero, non era nemmeno in grado di sostenere una conversazione del tipo “how are you, what are you doing in London?”.
Il grande sogno di fare fortuna all’estero svanì dopo un paio di giorni, e dopo aver speso un sacco di soldi per dormire in una topaia, in compagnia di personaggi molto poco raccomandabili.
Rientro immediato, in meno di una settimana, la mamma è contenta, lui un po meno.
Ed eccolo al campo base, a raccontare con ironia, cercando di celare l’imbarazzo, la sua disavventura.
Gli amici lo prendono in giro e gli dicono che lo sapevano che non ce l’avrebbe fatta: “meglio così! ora sei di nuovo tra noi, che pensavi di combinare a Londra???
Il nostro Marco quindi trova lavoro a Milano,  programma in Java, tira avanti, impara le basi del mestiere, a discapito delle 3 ore giornaliere di viaggio e dello stipendio miserabile…
… intanto la sera studia inglese, segue dei corsi e guarda telefilm in lingua madre.
Fa fatica, non gli entra in testa facilmente, però qualcosa comincia a imparare…
Due anni dopo la disavventura iniziale Marco si licenzia e riparte.

 

Il suo inglese non è ancora all’altezza di una conversazione professionale, molti reclutatori lo chiamano al telefono per poi chiudergli la cornetta in faccia vista la sua incapacità comunicativa…
E’ dura, manda molti CV e molte application ma nulla sembra andare in porto… Ma non si da per vinto e dopo TRE MESI di insuccessi e testate al muro arriva la botta di fortuna.
Viene chiamato per un colloquio, dove riesce a barcamenarsi in qualche modo nell’arco di due ore!!! il giorno dopo torna per la seconda fase che dura quasi 3 ore, in cui deve dimostrare una parte di codice java e spiegare come funziona e rispondere a delle domande…
… e viene assunto!
Corre l’anno 2010, Marco inizia con lo stipendio da graduate (24.000£) per venire presto promosso a 28.000£, 6 mesi dopo.
Ancora oggi vive e lavora a Londra, non l’ho piu sentito ma a giudicare dal suo profilo LinkedIn non se la passa per niente male.
E pensare che, visti gli insuccessi iniziali nella ricerca del lavoro, poteva semplicemente farsi assumere in un pub o da Caffè Nero, aiutare in cucina, smettere di mandare CV come programmatore e avrebbe risolto i suoi problemi lavorativi in un batter d’occhio… e ora probabilmente sarebbe ancora li… dietro il bancone di un bar.
Invece ha puntato in alto, non si è accontentato, ci ha creduto fino in fondo.
Ha rischiato di finire i soldi, e c’è andato molto vicino! Ma alla fine ce l’ha fatta!
A voi le conclusioni.

7 thoughts on “Storie di Successo #2: un programmatore che non sapeva l’inglese”

  1. bella storia…tanti riescono, tanti falliscono, la costanza e perseveranza sono probabilmente i talenti che più dobbiamo coltivare per avere “successo” nella vita in generale, e non solo nel lavoro.

    Tra l’altro (off topic ma già che sono qui) tu che sei a Londra da un po’ di anni, uno stipendio di 40k come lo valuti? Per una persona con 4-5 anni di esperienza, inglese buono, laurea…medio, scarso, buono?
    Un saluto, bel blog 🙂

    1. ciao Davide,
      40k è un buon numero, nella media, parlando di IT. Ma di certo si può prendere di meglio, un mio amico programmatore java prende 55k, settore finanziario, e ha 4-5 anni di exp.

  2. Purtroppo a Londra con meno di 50k sei constretto a vivere con altre persone a vita, almeno non ti sposti fuori e trascorri 2.5/3 ore al giorno in treno/tube schiacciato tra la gente e senza aria condizionata 🙂 io sono diventato claustrofobico dopo 6 anni, per non parlare dello stile di vita che c’e’ qui e la mncanza di cose da fare apparte lavorare, o andare nei pubs. Ragazzi qui ci sara’ sicuramente piu soldi ma alla fine poi ti partono per le spese. Io sto pensando di tornare in Italia, almeno rivedo il sole per un periodo di tempo.

    1. Gianmarco ti do ragione sul fatto che se non si ha un buon lavoro è difficile tirare avanti a lungo… se non si hanno prospettive di carriera come dici tu non si raggiungerà mai una qualità della vita simile a quella italiana.

      Sul mancare attività da fare non sono d’accordo, Londra offre di tutto… che poi spesso manchi il tempo per godersela è un altro paio di maniche!

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