Quale carriera fa per te?

L’altro giorno sbirciavo online sul tema career e jobs e ho trovato questo sito a cura del National Career Service (A CURA DEL GOVERNO).

Praticamente una guida a prova di scemo su come impostare la propria carriera a partire dalle proprie skills, gusti e interessi.

  • Cosa studiare e in cosa specializzarsi, che percorso fare una volta intrapresa una certa carriera (dal medico, al poliziotto, al venditore).
  • Informazioni sugli stipendi, avanzamenti di carriera, alternative, settori in cui operare: esempio elettricista
  • Come scrivere un CV, prepararsi a un colloquio, cercare lavoro (siti, forum canali).
  • In piu potete chiamare un esperto al telefono che vi dara consigli e dritte su come muovervi.
  • E storie di successo da cui trarre ispirazione.

Ora la mia domanda:

PERCHE IN ITALIA NON ABBIAMO UN PORTALE SIMILE?

PERCHE QUESTE INFORMAZIONI NON SONO CONDIVISE?

PERCHE?

One thought on “Quale carriera fa per te?”

  1. secondo me è perchè il sistema italiano degli uffici di collocamento non ha una strutturazione organica e coerente come quello dell’UK; da noi tutto viene svolto dalle province, enti locali che sono squattrinati e privi di mezzi, le quali dirigono (si fa per dire) queste strutture,ovviamente aperte pochissime ore al giorno, dove ci sono pochi funzionari demotivati e scarsamente professionali che poco conoscono il mercato del lavoro locale e al massimo pubblicano ogni tanto annunci per manovali, cuochi e operai non qualificati (guai a cercare di meglio).
    Se queste sono le premesse c’è anche da aggiungere che in italia il mercato del lavoro e soprattutto lo sviluppo professionale è molto più complicato che in UK; ad esempio se uno dovessi chiedermi come fare l’insegnante da noi non saprei rispondergli perchè ogni anno il governo o il ministero dell’istruzione cambia le regole e con leggine o regolamenti assortiti istituisce e destituisce scuole di specializzazione, corsi-concorsi, tirocini formativi ecc (con l’effetto principale di ritardare l’immissione in ruolo e aumentare il numero dei precari), per tralasciare poi, (e qui invece siamo nel privato) le tremila forme contrattuali che le varie leggi hanno creato (tempo determinato, collaborazioni coordinate e continuative, job-on-call, formazione e lavoro), con l’unica certezza che il lavoro dura un tot, è malpagato, maltutelato e si perde a breve.
    Non mi immagino poi che servizio uscirebbe se si istituisse un call centre, probabilmente subappaltato a qualche ditta di uno sperduto paesino del sud italia, dove di sicuro non ci sarebbero quelle professionalità che servono invece per spiegare a chi cerca lavoro come fare e come muoversi (ironicamente un lavoro vero e proprio non ce l’hanno nemmeno loro essendo i lavoratori di call centre spesso dei precari).

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