Intervista #6 – Valentina, traduttrice da Glasgow a Coventry

Valentina è un’espatriata, partita alla volta di Glasgow, Scozia, nel 2011. 
Ora vive a Leamington Spa, nella campagna inglese e redige il portale round-trip.it dove pubblica informazioni sul Regno Unito e fornice traduzioni per CV e consigli per partire.
 
Ciao Vale, come va?

cosa facevi in Italia e cosa ti ha spinto ad andartene?

Ciao Jacopo
qui tutto ok, grazie per l’intervista.

In Italia vivevo con la mia famiglia; dopo la laurea ho iniziato a lavorare nell’azienda metalmeccanica dei miei genitori, facevo lavoro d’ufficio e anche manuale insieme agli operai, (ho scoperto di essere brava a saldare a filo continuo), ma sono bastati pochi mesi per capire che non faceva per me, inoltre si iniziava a fare fatica a tirar fuori un altro stipendio, perciò ho lasciato stare e ho iniziato a cercare lavoro. Peccato però che non è arrivato e ciò che ho trovato non era mai un lavoro serio e con un vero contratto, così dopo più di un anno a vuoto ho iniziato a cercare lavoro all’estero nel settore videogiochi come localisation tester (unire la mia passione per le lingue a quella dei videogiochi mi sembrava il modo migliore per trovare un lavoro in questo settore), finché non ho deciso di partire senza un lavoro insieme al mio ragazzo (anche lui nella mia stessa situazione). Fondamentalmente non stavo male in Italia, ma la necessità di trovare un lavoro e crearmi un futuro ha avuto la meglio e sono partita.
 
Ci racconti come sei finita a Glasgow?
 
Glasgow è stata come la manna dal cielo, anche se allora ancora non lo sapevo. Avevo già comprato i biglietti per andare a Londra nel marzo 2011 (un po’ come fanno tutti) , poi a gennaio mi arriva una telefonata da un’agenzia di localizzazione videogiochi di Glasgow a cui avevo mandato il CV per la posizione di Italian Localisation Tester qualche mese prima. Mi dicono che sono interessati, che vogliono farmi un test e un’intervista telefonica; ovviamente accetto e dopo due settimane mi dicono che mi offrono il lavoro con contratto permanente. Così ho cambiato i biglietti per Londra con quelli per Glasgow e nel febbraio 2011 sono partita.
 
Hai faticato a trovare lavoro? Hai sentito la crisi anche fuori dai confini?
 
Come già detto il lavoro l’ho trovato prima di partire, però il mio ragazzo ci ha messo un paio di mesi e dove è finito? A fare il mio stesso lavoro per la stessa azienda. I progetti stavano aumentando e si era aperta una posizione come la mia, così ho fatto il suo nome e dopo un test e un colloquio l’hanno preso, però con contratto temporaneo.
 
A fine 2011 invece un recruiter mi contatta per una posizione simile alla mia in una famosa azienda di videogiochi, vado a fare il colloquio in Inghilterra e dopo due settimane mi dicono che mi hanno presa e che comincio a gennaio 2012. Così mi sono trasferita in Inghilterra e due mesi dopo anche il mio ragazzo ha trovato lavoro. Dove? Neanche a farlo apposta, nella mia stessa azienda. In seguito, per arrotondare un po’ e avere un’attività per conto mio, ho iniziato a lavorare come traduttrice nel tempo libero.
 
La crisi non l’ho particolarmente sentita, anche se di negozi ne ho visti chiudere molti, ma dove ne chiude uno ne apre subito un altro; direi che il mercato è piuttosto dinamico.
Per quanto riguarda il settore videogiochi invece, la crisi c’è e non c’è, nel senso che se il prodotto è buono, vende, altrimenti “scaffale” (gergo videoludico).
Sapevi già l’inglese immagino, e per chi non lo sapesse l’accento di Glasgow è uno dei più ostici del Regno Unito. Quanto hai sentito la barriera linguistica, è stata davvero così ostica?
 
Ho iniziato a studiare inglese in prima elementare, poi mi sono diplomata in Perito Aziendale Corrispondente in Lingue Estere ed infine la laurea in Esperto Linguistico d’Impresa presso la facoltà di Lingue e Letterature Straniere, ma nonostante questo l’arrivo a Glasgow è stato comunque scioccante. Appena fuori dalla stazione solo per capire il tassista c’è voluto un po’, poi alla reception dell’albergo è andata meglio, ma è stato comunque difficile. Dico sempre che il Glaswegian è una sorta di sardo con intonazione bergamasca.
Come ti trovi a ora in Inghilterra? Differenze con la scozia?
Leamington è una cittadina di circa 45.000 abitanti, immersa nella campagna, molto carina e tranquilla, ma con tanti locali e ristoranti e ben collegata con le maggiori città d’Inghilterra.
 
La differenza più evidente sta nel tempo: in Scozia piove tutti i giorni, mentre qui la pioggia non è così frequente e si vedono spesso il sole e il cielo azzurro, fa meno freddo e non c’è l’atmosfera gotica e un po’ cupa che aleggia a Glasgow. Gli Scozzesi però li trovo molto più simpatici e gentili degli Inglesi e hanno un buon atteggiamento nei confronti degli Italiani. Gli Inglesi invece sono educati, ma gentili mica troppo. A volte mi sembra quasi che siano educati perché è ciò che la loro società e cultura gli impone, piuttosto che perché vogliono esserlo davvero. Ovviamente sto parlando in generale, non tutti sono così, soprattutto le persone più anziane sono sempre molto gentili e disponibili al dialogo.
 
Se dovessi consigliare a un connazionale una meta all’estero dove lo indirizzeresti e perchè?
Ti posso dire dove “non” lo indirizzerei. Gli direi di non puntare ad una capitale come Londra, Berlino o Barcellona senza un solido background e la conoscenza della lingua, perché ormai le grandi città sono sature e la concorrenza proveniente da tutto il mondo è forte. Stesso discorso per paesi come l’Australia, ormai diventata più una moda che altro.
 
Inoltre vorrei dirgli di non svalutarsi: tutti partono dicendo di voler fare i camerieri e i lavapiatti anche se hanno una laurea in mano, io dico: “Puntate in alto!” perché all’estero non sono intraprendenti come noi; se qualcosa non funziona secondo le regole, vanno nel pallone, noi invece ci arrabattiamo sempre perché siamo abituati ad arrangiarci e ad adattarci ai casini che succedono in Italia, perciò da questo punto di vista dovremmo comunque essere grati al Bel Paese che, anche se non funziona come dovrebbe, ci ha insegnato l’arte dell’arrangiarsi.
 
Volendo comunque consigliare delle mete papabili opterei per i Paesi Scandinavi, la Germania (ma non Berlino), i paesi dell’Est Europa come la Polonia, la Cina, il Giappone e il Canada. Però dipende molto da cosa cercate, perché ogni paese ha le sue richieste.
Piani per il futuro, dove ti vedi i prossimi anni? Pensi di tornare in Italia ?
 
Per questa domanda ho una risposta in anteprima: a fine agosto mi trasferirò a Malta alla ricerca di nuove sfide e opportunità, se andrà bene resterò lì per un po’, altrimenti andrò da qualche altra parte (il blog comunque continuerà a parlare della mia esperienza in Regno Unito e verrà aggiornato con le novità su Malta). Ora come ora ho voglia di viaggiare e conoscere altre culture, tornare in Italia mi piacerebbe molto, ma il problema non sono solo la mancanza di lavoro e il governo, è proprio la mentalità italiana che ha bisogno di cambiare. 
 
Nel mio immaginario farei rientrare in Italia i 60 milioni di Italiani all’estero (questa cifra comprende anche le persone di origini italiane, ma nate all’estero da qualche generazione) e manderei fuori i 60 milioni che sono ancora in Italia, così mentre loro vedono come si vive all’estero, i nuovi arrivati danno una bella sistemata, così quando gli altri rientreranno avranno imparato come si vive in altri paesi e potranno applicare in Italia tutto ciò che di positivo c’è all’estero. So che è impossibile, ma ho una forte immaginazione. 
 
Dico sempre che potremmo essere il Paese economicamente più forte del mondo con le nostre risorse, il clima, il paesaggio, ma purtroppo non siamo in grado di sfruttarlo, viviamo su una miniera d’oro e non ce ne accorgiamo.
 
La speranza di tornare c’è sempre, ma se non fosse fattibile vorrei andare in Svizzera, in zona Zurigo, così non sarei nemmeno troppo lontana dalla mia famiglia in caso di bisogno (sono piemontese).

2 thoughts on “Intervista #6 – Valentina, traduttrice da Glasgow a Coventry”

  1. Cara Valentina,
    ho letto e molto apprezzato il tuo racconto e la delicatezza ma al tempo stesso incisività delle tue valutazioni che – fra l’altro – condivido appieno!
    Sono stufissima anch’io di tutto quanto accade in Italia e di fronte cui ci si sente del tutto impotenti e sempre inadeguati. Ho qui un lavoro in proprio (commercialista) sempre più complicato e insoddisfacente e il pensiero di trasferirmi è ormai quotidiano! Non so però se alla mia età, con un inglese scolastico, senza know-how in altri campi che non siano quelli dei lavori qualunque (che potrebbero andarmi comunque bene), potrei avere lì o altrove, una chances in un campo diverso dal mio, che qui mi ha esaurita e desidero abbandonare! A una certa età si desidera cambiare tutto per rigenerarsi!
    Dicono che c’è sempre una possibilità! … tu che lì hai ormai “le mani in pasta” che dici ? Ti ringrazio sin d’ora se mi potrai dedicare un attimo per rispondermi.

    1. ciao in attesa di una risposta da Valentina, ti dico la mia: confermo che c’e’ sempre una possibilita ma bisogna organizzarsi bene. Come hai giustamente detto bisogna sapere la lingua. Come fare? studiarla in Italia e fare un paio di vacanze brevi magari 5 7 giorni in Inghilterra, visitarla parlare con i locali o fare una scuola o un corso breve sul suolo britannico.

      Poi una volta risolta la lingua, informarsi per il proprio lavoro, fare un mini piano di 6 mesi 2 anni e 5 e poi partire!!!

      In bocca al lupo.

      Jacopo

      ps: commercialisti italiani sono MOLTO ricercati in UK dai connazionali, quindi il lavoro ti assicuro non ti mancherebbe!

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